Torna “Liberi dai rifiuti”, le giornate di volontariato ambientale organizzate dalle sezioni soci Coop e dai circoli di Legambiente, che nel 2019 hanno visto protagonisti 2000 volontari per un totale di 40 ore di azioni di cura e pulizia sul territorio, e ben 9,7 tonnellate di rifiuti raccolti.
L’edizione di quest’anno, causa la pandemia da Covid 19, sarà a partecipazione limitata e con prenotazione obbligatoria, per garantire il pieno rispetto delle norme di sicurezza e tutela della salute.
A dare il via all’edizione 2020 saranno la tappa fiorentina al Parco dell’Argingrosso sabato 26 settembre (ancora posti disponibili, è possibile prenotarsi anche on line) e quella a Pontenuovo nel comune di Barberino Tavarnelle domenica 27, cui seguiranno altri venti date in calendario fra ottobre e novembre che coinvolgeranno aree urbane e industriali, parchi cittadini e zone verdi, una spiaggia, un lago, alcuni argini di torrenti e fiumi delle sette province in cui è presente la Unicoop Firenze.
«I luoghi individuati sono stati scelti dalle sezioni soci dopo un confronto partecipato con le amministrazioni locali e con Legambiente, partner scientifico nel progetto. Alcuni sono gli stessi che hanno visto protagonisti i nostri soci lo scorso anno. La cura del territorio e la sostenibilità sono temi a cui i soci sono molto sensibili. Lo confermano i gruppi d’interesse di soci attivi attenti alle tematiche ambientali che si stanno creando attorno e dentro le sezioni» commenta Tommaso Perrulli, responsabile dei progetti sociali per la cooperativa.
«Per noi sarà un’esperienza interessante di citizen science(scienza dei cittadini, ndr), un’attività di monitoraggio scientifico partecipato con i cittadini – afferma Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana -. I dati raccolti contribuiranno ad arricchire la nostra attività distudio dell’inquinamento da rifiuti nei parchi, nei giardini e nelle aree verdi delle nostre città, ma potranno essere utili anche per le amministrazioni locali per capire meglio la tipologia di inquinamento sul territorio e intervenire in modo più mirato. È plausibile immaginare che troveremo una maggiore dispersione di rifiuti di plastica, perché con il lockdown e la chiusura dei fontanelli siamo tornati ad acquistare l’acqua in bottiglia o a comprare prodotti confezionati, anziché sfusi, perché ritenuti più sicuri. Ma saranno i dati a dare conferma o meno di queste supposizioni. Sarà interessante capire anche quanti dispositivi di protezione individuali, come guanti e mascherine, troveremo dispersi nell’ambiente, dispositivi che dovranno essere trattati con molta cura e attenzione, conferendoli in sacchetti appositi».
Complice anche la partecipazione limitata, quella di quest’anno sarà un’edizione all’insegna della qualità più che della quantità, con un resoconto accurato del tipo di rifiuti trovati, per capire l’entità dell’impatto sugli ecosistemi e il tipo di inquinamento prevalente nei siti monitorati. Sarà anche l’occasione per confrontarsi sul corretto smaltimento delle diverse tipologie di rifiuto e sulle altre buone pratiche improntate alla sostenibilità. Fermo restando che la prima regola per un ambiente più sano è cercare di ridurre la produzione di rifiuti ed evitarne uno scorretto smaltimento, nel rispetto della nostra “Casa comune”, il pianeta Terra.
I dati raccolti saranno presentati in anteprima in occasione del “Forum nazionale dell’economia circolare” che si terrà il prossimo 27 novembre nella Sala Bianca del Centro Pecci di Prato.
Ai partecipanti saranno consegnati un kit per la raccolta e la maglietta dell’evento in omaggio.
Una gomma da masticare rimane nel terreno per circa 5 anni prima di degradarsi? O che la lattina in alluminio di una bibita per degradarsi impiega dai 10 ai 100 anni? Un mozzicone di sigaretta da 1 a 2 anni, un fazzoletto o un tovagliolo di carta tre mesi, per non parlare di una bottiglia di vetro, che impiega circa 400 anni.
(Dati ufficio scientifico Legambiente)